giovedì 28 febbraio 2013

Il prezzo delle sigarette in Messico

Come in Italia, anche in Messico il prezzo delle sigarette continua ad aumentare. E fin qui tutto normale. Tra l'altro costano anche parecchio, visto che dall'inizio dell'anno le Marlboro, le Camel, le Lucky e altre sigarette simili costano ben 42 Pesos (tipo due Euro e mezzo, però in proporzione è più o meno come in Italia) e quelle che costano meno, tipo le Faros, vengono 25 Pesos e le Delicados 30.

Tra l'altro a me queste piacciono molto, anche se sono senza filtro e dopo qualche giorno senti che nei bronchi comincia a svilupparsi una forma di vita aliena un po' strana, però poi scompare dopo un po' se smetti di fumarle. Quindi magari se non sei abituato fanno un po' più male delle altre, ma hanno la carta di riso che le avvolge e che dà un sapore tutto nuovo. Se siete fumatori potete capire.

Quello che però mi fa girare a mille è che l'aumento dei prezzi non lo fa il Monopolio come da noi, che a dire il vero non so nemmeno se esiste. Magari è un'entità invisibile, che controlla più che altro che la vendita sia davvero limitata al solo territorio messicano, come scrivono sui pacchetti. Però dicevo, l'aumento lo fanno le stesse ditte che producono le sigarette, perchè dicono c'è l'inflazione. Però poi l'inflazione c'è perchè aumentano i prezzi, e dopo un po' non ci capisci più niente, ma tanto sei un fumatore e paghi uguale.

In più, non essendoci il Monopolio di Stato, i prezzi non sono uguali dappertutto. Sono furbi, e quindi in posti tipo la camionera costano di più. La camionera non è una vecchia signora che vende camion, ma è la stazione degli autobus nazionali, che in Messico non li chiamano bus ma camiòn. La camioneta invece è il SUV, tanto per dire. Un po' come i limoni.
Quindi alla stazione degli autobus le sigarette costano di più, perchè tanto sei lì e non puoi prenderle da altre parti se ti servono. 
Fanno leva sui bisogni della gente.

Uguale anche al ristorante (sì, a Guadalajara si fuma quasi dappertutto, anche al ristorante. Al DF no invece).  Una sera ero a un ristorante fichissimo con dei mariachi e dei ballerini che facevano lo spettacolo davanti a una cascata costruita dentro il locale, e avevo finito le sigarette. Le ho chieste al cameriere, che me le fece pagare il doppio (!!!).
Però me le ha portate su un piatto d'argento o d'acciaio, e quando ne ho presa una si è avvicinato e mi ha acceso la sigaretta lui stesso.

Mica male.

mercoledì 27 febbraio 2013

Starbucks a Guadalajara - Cioccobanana

Io da Starbucks, che in Messico si pronuncia proprio come lo leggiamo, ci andavo spesso se avevo bisogno di internet e mica per il suo caffè. Vero anche che di bar come da noi non se ne trovano, e se vuoi un espresso spesso è l'unica soluzione; ma a me il caffè americano piace molto, quindi anche Oxxo alla fin fine andava bene.
Solo che quando lo spagnolo non lo sapevo mica così bene all'inizio era traumatico. Il commesso ti tempesta di domande superflue che per chi conosce bene la lingua servono solo a farti cambiare l'idea iniziale e farti comperare qualcosa in più. A me all'inizio non me le facevano, perchè la difficoltà nella comunicazione tendeva a chiudere la conversazione nel minor tempo possibile. Poi però, quando ho preso a parlare spagnolo, è toccato anche a me sorbirmi tutte le manfrine dei commessi Starbucks.

E c'è una storiella che sull'internet gira un sacco, almeno tra i messicani, che ho vissuto in prima persona. Vi assicuro che è tutto vero.

Io ve la traduco, che se mai vi capiterà di prendere un caffè da Starbucks forse vi chiederete perchè il karma ce l'ha così tanto con voi, e che magari è per quella volta che avete trattato male quei due Testimoni di Geova. In quei momenti ricordatevi di questo post, e rassicuratevi: non è il karma, è Starbucks.

Il cliente entra in Starbucks, e chiede un caffè. Dall'altra parte del bancone c'è un ragazzino che gli dice "Benvenuto a Starbucks La Gran Plaza di Guadalajara, dove serviamo il miglior caffè del mondo. Io sono Ramiro, il vostro coffe-tender di turno. Cosa posso servirle?"
Al che ovvio, il cliente chiederà di nuovo un semplice caffè. Illuso.
"Che dimensione desidera?"
Si sta sempre riferendo al caffè, non fraintendetelo. E non chiedetegli nemmeno "chico" o "pequeño", perchè non è così semplice.
"Non c'è piccolo. C'è Tall, Grande, Gigante, Supergrande e Maximo" Dove il più piccolo è Tall, che poi tradotto è alto, che in spagnolo si dice pure grande.
"E come gradisce il suo caffè?"
Con latte, chiede il cliente. Forse dovrebbe cominciare ad essere un pochino più prudente.
"Intendo dire che tipo di caffè: decaffeinato, espresso, americano, italiano, colombiano, venezuelano..."
Un semplice caffè americano con latte. Non è difficile, su.
"Con milk?" A Starbucks non c'è il latte. C'è la lingua internazionale (loro dicono late invece di leche).
"Vuole aggiungere un sapore? Abbiamo vaniglia, cioccolato, caramello, cannella, cajeta, "beylis", moka e il nuovo gusto CIOCCOBANANA!"
A questo punto, se avete qualcosa di pesante in mano, mettetelo via il prima possibile. Perchè le cose non possono che peggiorare. La richiesta continua ad essere un semplicissimo, maledetto caffè americano con latte.
"Che latte desidera nel suo caffè? Abbiamo latte di soia, latte condensato, latte di cocco, latte in polvere, e poi ovvio latte intero, parzialmente scremato, scremato, senza lattosio e non-fat! Più ovviamente..."
A questo punto il cliente forse si rende conto che il caffè gli piace pure senza latte. Ma avrebbe dovuto pensarci prima.
"D'accordo signore.. Lo desidera caldo?"
Non chiedete spiegazioni, dite solo sì. Non fatelo. Altrimenti, inesorabilmente arriverà la spiegazione.
"Lo possiamo fare caldo, bollente, freddo, con ghiaccio, gelato, frappuccino, o con neve di: caffè, cioccolato, cannella, vaniglia, "beylis" e il nuovo gusto CIOCCOBANANA!"

Sono passati cinque minuti, e vedere un semplice caffè americano sembra un'impresa lontana.

"Lo beve qui o porta via? Se lo beve qui lo serviamo in tazza di ceramica, altrimenti in bicchiere di cartone usa e getta"
Il bicchiere di cartone è da portar via. Potreste farvelo dare per bere lì, ma sarebbero altre complicazioni.
"Qual'è il suo nome, signore?"
No, non ripensate alle dimensioni di prima. Non ci prova con voi, e non servono i documenti per comprare un fottutissimo caffè. Vuole solo scrivere il nome sul bicchiere per chiamarvi quando è pronto.
"D'accordo, Miguel. Un caffè Tall, caldo, senza latte e senza il nuovo gusto CIOCCOBANANA, e senza nessun altro sapore, da portare via. Serve altro?"

Siate decisi. No, non volete altro. Volete solo un cazzo di caffè.

"Grazie per essere venuto a Starbucks La Gran Plaza a Guadalajara, dove serviamo il miglior caffè del mondo. Vi ha servito Ramiro, il suo coffe-tender di turno. Vada da Roberto, il nostro cassiere di turno."

Roberto non perderà tempo. Il caffè si sta per preparare, e bisognerà attendere. Perchè limitarsi a batter cassa?
"Benvenuto a Starbucks La Gran Plaza di Guadalajara, dove serviamo il miglior caffè del mondo, sono Roberto il suo cassiere di turno; in cosa posso esserle utile?"
Nel farmi pagare, che domande. Cos'altro dovrebbe fare?
"Vedo che ha ordinato un caffè Tall, caldo, senza latte e senza il nuovo gusto CIOCCOBANANA, e senza nessun altro sapore, da portare via. Corretto?"

....

"Desidera provare la nostra offerta della settimana di due biscotti a 59 pesos o tre biscotti a 89 pesos? Li abbiamo alla noce di macadamia, noce di castilla, noce di Chihuahua, kiwi e fragola, integrali, o al nuovo gusto del mese, CIOCCOBANANA, che potrebbe combinarsi bene con il suo caffè se scegliesse di prenderlo con il sapore CIOCCOBANANA..."

No, dannazione. Un solo, schifoso, stramaledettissimo caffè. Di questo passo va a finire che provano a vendermi anche un folletto!

"D'accordo signore, un caffè Tall, caldo, senza latte e senza il nuovo gusto CIOCCOBANANA, e senza nessun altro sapore, da portare via. Sono cinquanta pesos."

Cinquanta? Cinquanta strafottutissimi pesos?
Il cliente a questo punto, paga. Non perchè voglia ancora il suo caffè, che ormai è stato rimpiazzato da una irrefrenabile voglia di omicidio, ma perchè vuole solo smettere di sentir parlare di cioccobanana.

Se invece andate a prendere il caffè da Oxxo, troverete il commesso occupatissimo a leggere una rivista o a giocare con il cellulare, che a malapena vi saluterà. E chiedendo un caffè con latte...

"Laggiù c'è il banco del caffè. Prendi quel che vuoi, per il caffè sono dieci pesos."


Dio ti benedica, buon uomo. Per fortuna c'è gente come te al mondo. Grazie, grazie, grazie!

martedì 26 febbraio 2013

Lo stemma del Messico



Centinaia di anni fa, il popolo Azteco viveva tranquillo e pacifico da qualche parte del continente americano. Dico da qualche parte perchè nemmeno noi bene lo sappiamo, ma gli studiosi fanno un sacco di ipotesi: qualcuno ha detto che si trovavano nel Wisconsin, qualcuno sulle coste orientali del Messico, qualcuno dice venissero da Ronco Scrivia mentre qualcun altro addirittura dice che venissero da Atlantide.

Dovunque fossero, non dovevano starci poi un granchè bene, perchè un giorno il Dio degli Aztechi (che non si chiamavano ancora Aztechi, ma Mexica) comandò loro di costruire una grande città da un'altra parte. E loro presero armi e bagagli e partirono senza batter ciglio, ma mica come il nostro buon Abramo che è partito senza nemmeno sapere per dove. 
Beh, insomma, forse un po' sì, anche perchè il Dio degli Aztechi gli aveva dato informazioni un po' vaghe a riguardo. La città dovevano costruirla dove avrebbero trovato un'aquila che uccideva un serpente.

L'aquila poi la trovarono, ma stava appollaiata sopra ad un cactus.

In cima ad una roccia.

In mezzo ad un lago.

Caramba! (ed è da qui, si pensa, che nasce la famosa espressione in spagnolo)
Costruire qui una città era un affare serio! Ma gli Aztechi non si persero d'animo, e piano piano riuscirono a costruire la loro capitale, Tenochtitlan!

Poi nel cinquecento è arrivato Cortés, che vide una città gigantesca, magnifica, come poche ce n'erano in Europa. E quindi decise ben di raderla al suolo e costruirci sopra Città del Messico, prosciugando poi quel poco di lago che era rimasto.


Ecco, la storia dello stemma del Messico è questa. Vi è piaciuta?

Quizzone: la soluzione

Finite le elezioni è periodo di spogli elettorali ma non solo: infatti oggi si scopre anche la soluzione al quizzone proposto nei giorni scorsi.

I partecipanti sono stati pochini, e solo uno ha dato la soluzione; gli altri? Si sono arresi all'evidenza? Eppure a me sembrava una domandina molto semplice. Insomma, un uomo con un globo al fianco, con quel cappellino..
Ebbene Artemisia ha suggerito Cristoforo Colombo. E vince! Congratulazioni!

Era proprio Cristoforo Colombo, e la sua statua si trova a Guadalajara, in López Mateos Norte, sulla Glorieta Colòn (l'accento lo metto, che così non fate brutta figura con gli amici: Colòn è Colombo, in spagnolo, e non quell'altra cosa).


Questa è l'immagine frontale della statua, mentre sotto la mappa con il nome della rotonda, il tutto magicamente preso da Google Maps.


Congratulazioni Artemisia! Il premio promesso è tanta stima nei tuoi confronti! Fanne buon uso!

venerdì 22 febbraio 2013

Distrito Federal - El Zócalo, la bandiera e l'inno

Rimaniamo a parlare di Città del Messico, dove ho visto un sacco di cose veramente belle e alcune parecchio stupefacenti, per non dire curiose che lo dico fin troppo.
Un po' mi cagavo in mano, a dire il vero, appena arrivato. Le premesse prima della partenza erano: la città è gigantesca, e fin qui. Poi mi dicono anche che è pericolosissima, e che si calcola circa un assalto armato ogni due minuti. Sticazzi, dico io, però spesso sembra che i più assaltati siano i veicoli fermi al semaforo, e io la macchina non ce l'ho. Però anche il taxi è pericoloso, e bisogna prendere solo quelli certificati (e se poi qualcuno ha falsificato fin le insegne, mi chiedevo?) ed evitare i minibus, che anche quelli sono rischiosi. Allora meglio andare a piedi, sempre che non succeda qualcosa anche in strada. Insomma prima di partire credevo di finire tipo come Geremia ogni giorno assaltato da Mescal e i suoi uomini, e un po' come ho detto mi cacavo sotto.

Poi invece non è successo niente, sì che non ho l'aspetto di uno che si porta dietro una valigetta piena di danaro, ma in effetti è stato tutto tranquillo anche di notte. Ovviamente, le cose cambiano molto a seconda della zona in cui sei. E io nelle strade dove bisogna girare in auto con i finestrini alzati senza fermarsi nemmeno per far attraversare le vecchie non ci andavo.

Una sera, mi pare tipo verso le sei, ho assistito alla cerimonia dell'ammainabandiera allo Zocalo. Che figata, la piazza è gigantesca e piena di gente, e nel giro di due minuti sotto l'indirizzo di alcuni militari si fa sgombrare tutto per far spazio alla cerimonia. E tutti civilmente si dispongono attorno in quadrato, e assistono con religioso silenzio all'operazione. Difficilissima tra l'altro, perchè la bandiera è un sacco grande e il gruppo che deve ripiegarla fa una fatica bestia, perchè non deve toccare terra e se c'è un filo di vento quella bandierona è una vela. Intanto la banda suona varie marce che non conosco, e poi l'inno messicano, e tutti con la mano dritta appoggiata al cuore cantano e sono molto orgogliosi del loro inno.

E il loro inno è pure molto bello.



A noi invece tocca tenerci quell'inno sciagurato, debole nella musica e atroce nel testo. Pazienza, non si può avere tutto. Anche la loro bandiera è più figa, con l'aquila, il serpente, il cactus e il lago...

Conoscete il motivo dell'icona della bandiera messicana?

giovedì 21 febbraio 2013

La piazza piena

Visto che si fa un gran parlare del popolo della rete che scende in piazza, e che poi nemmeno riesce a riempire Piazza del Duomo come si deve.

Questa è una piazza piena. Zocalo di Città del Messico, 27 giugno 2012, chiusura della campagna elettorale di Andrés Manuel López Obrador, che chiuse le elezioni con quasi sedici milioni di voti e al 32%.



E tanto perchè sia chiaro, Piazza del Duomo misura circa 17.000 m². Lo Zocalo 43.700 m².

D'accordo che Milano non è Città del Messico, anche se si potrebbero fare dei calcoli spannometrici in percentuale.
Ma non facciamoli, guardiamo solo ai fatti. Una piazza veramente piena e una un po' meno piena.

Si poteva fare un po' di più a Milano, o no?

mercoledì 20 febbraio 2013

Indovina chi!


Inauguro un piccolo quiz, primo spero di una lunga serie. Serve solo che i lettori partecipino.

Chi è secondo voi il gentiluomo fatto statua sulla cima del pinnacolo al centro?



Lasciate la vostra risposta nei commenti! Ricchi premi e cotillon per chi indovina!

La colazione del campione


Sono in un ufficio alle dieci del mattino circa. Presentazioni, quattro chiacchiere e un giretto per le stanze. Sarebbe scortese non offrirmi qualcosa.
C'è il caffè, però insistono per farmi bere tequila.

E quindi finiamo in tre a bere tequila in ufficio alle dieci del mattino. Insomma, mica male.

Tra l'altro poi ho imparato delle cose che non sapevo a riguardo:

1. In Messico non ho mai visto nessuno fare tequila sale e limone. Si beve così com'è, e si degusta. Al massimo qualcuno mangia un po' di lime. (o lìmon?)
2. Tequila è solo prodotto in Jalisco, storicamente. Legalmente altri quattro stati possono fregiarsi del nome tequila, il resto non è tequila, è mezcal. Che con la mescalina non c'entra niente.
3. Il tequila è maschile. La tequila non esiste.
4. Bere tequila alle dieci del mattino non è per niente salutare.

martedì 19 febbraio 2013

L'acqua (non) potabile

Io, da straniero, mica avevo un buon rapporto con l'acqua pubblica, figuriamoci i messicani.
Ci sarebbe molto da dire a riguardo delle responsabilità, della quantità e qualità degli impianti di distribuzione, di depurazione delle analisi microbiologiche delle varie acque e delle leggi che regolano il settore pubblico e privato del mercato acqua in Messico. Gli studi sono molti e sicuramente molto più concreti di quanto non possa fare io su questo blog; peraltro questi stessi sono molto accessibili online. Inoltre la situazione varia molto da Stato a Stato, e soprattutto in quelle zone dove la povertà è maggiormente diffusa e concentrata, come il sud del Messico.

Io qui vi faccio una piccola panoramica di visione del consumatore per quello che concerne la città di Guadalajara, ma che vale tendenzialmente per tutte le grandi città.

L'acqua potabile costa pochissimo. La distribuzione e depurazione è in mano alla municipalità per legge (evviva diranno i molti) e costa davvero poco; peraltro puoi anche avere uno sconto del 50% sulla bolletta se non si supera un certo volume d'acqua consumato (considerato sulla media pro capite). Insomma ottimo dal punto di vista economico.
L'unico difetto è che non è propriamente potabile. O meglio, teoricamente dovrebbe, ma non la beve nessuno. In alcuni casi (giustamente) per i tank di immagazzinamento, sporchi e potenzialmente infetti, mentre per altri casi la ragione è proprio non propriamente depurata.

Ripeto, dipende da vari fattori: le fonti attinte, il sistema di depurazione della città, eccetera. Ma tant'è  l'acqua non la si beve.

E allora si va tutti a comprare l'acqua in bottiglia: ma mica quelle da un litro e mezzo in pacchi da sei come da noi, no. Qui si pigliano le taniche da cinque, dieci, quindici litri e si usano quelle.
Ovviamente solo per l'uso alimentare, s'intende. Per tutto il resto c'è, anzi generalmente il servizio di acqua potabile è anche considerato molto buono (!!!) dalla maggior parte della popolazione di Guadalajara.

"Según los datos, las razones para calificar al servicio en el rango de “muy bueno” son las siguientes, en orden de prioridad: 1) porque nunca falta el agua; 2) porque tiene buena calidad (pero la referencia es a una calidad no relacionada con la posibilidad de que se pueda beber), y 3) porque casi nunca falta el agua."
Evaluación de la Zona Conurbada de Guadalajara, en el ámbito del uso doméstico del agua potable, bajo la percepción del usuario final - Juan Pablo Gómez Jáuregui, 2009

Insomma... Il servizio è "molto buono" perchè non manca mai l'acqua e perchè è buona per lavarsi.
Non sarebbe buona nemmeno per farci la pasta (almeno, io non l'ho mai fatta con l'acqua del rubinetto, però dubito che i ristoranti non lo facciano...) però va bene lo stesso.

Quindi insomma si va avanti di acqua depurata (mica minerale) imbottigliata, che invece è tutto ovviamente privato. E giù palanche. Dicono che il Messico sia il primo consumatore al mondo di acqua in bottiglia... E per la verità non fatico a crederlo.
Però qui io mi faccio una domanda, semplice semplice.

Perchè il governo mi manda nel rubinetto acqua non potabile? (Dove siamo, in Italia?)

Ora, io non lo so se veramente l'acqua depurata che la municipalità manda nelle case è davvero non potabile, o sono le scarse condizioni igieniche della rete di distribuzione e gli impianti di conservazione a rischiare di contaminarla oppure è solo una paranoia diffusa. Nessuna delle tre è escludibile a priori. Ma a parte quest'ultima opzione, in cui bisognerebbe educare i cittadini (E chi dovrebbe, comunque? La Coca-Cola?) le prime due sono piuttosto gravi.
E qui la colpa non è dei privati, ma dello Stato.

Ecco, perchè quando vi si mette di fronte alla scelta privatizzazione-statalizzazione, ricordate non c'è una risposta facile e univoca. Perchè è vero che il privato pensa prima a sè che agli altri e che bisogna stare attenti, ma è anche vero che non sempre lo Stato è una mamma buona e premurosa.


Ah, comunque io poi l'ho bevuta, l'acqua del rubinetto. Faceva schifo, però non sono stato male.

lunedì 18 febbraio 2013

Guadalajara - Il diritto di pisciare a scrocco

Scrivevo il precedente post e stavo per parlare anche del servizio internet, ma ho preferito farne un discorso a parte.
Sì perchè, al contrario di un paese civile, industrializzato e del primo mondo come l'Italia (pfff), a Guadalajara si trova wi-fi libero veramente quasi dappertutto. Ma mica libero e di diritto alla nascita, come vorrebbe quel burlone di Grillo, ma di privati che lo mettono a disposizione.
Che poi mica è male, anzi. La pratica è molto più diffusa che qui in Italia, dicevo, e al contrario che da noi nessuno ti chiede i documenti o identificativi alcuni per poter navigare. Certo, talvolta c'è solo una piccola limitazione, la password.

Ma piccola, perchè ad esempio Starbucks, o piccoli locali che ne dispongono, la password te la danno in cambio della consumazione. E non solo, non la devi mica chiedere, perchè è scritta sullo scontrino. Poi alcuni nemmeno la mettono la password, tipo Subway, che sennò è una menata ogni volta dirla se sullo scontrino non puoi/vuoi scriverla. Tanto sai che la gente viene da te anche per quello.
Però internet non ha costi aggiuntivi, come non ce l'ha occupare un tavolino per diverse ore acquistando solo un caffè. Che poi è davvero poca cosa. In fondo è dato da privati per i clienti. Un po' come usare il gabinetto di un bar qui in Italia.

(Ah già, ma noi qui in Italia siamo capaci di pretendere pisciate libere per tutti e di ricorrere persino al Tar se non ci garantiscono il diritto alla pisciata a scrocco.)

Guadalajara abbonda di wi-fi al modesto prezzo di una consumazione. Tanto per fare un paragone: questa è una mappatura di Genova e questa quella di Guadalajara.

E poi, se vogliamo dirla tutta, ad essere scrocconi i gestori mica cambiano la password ogni giorno. Quindi se si vuole accedere ad internet in una zona che si conosce, basta ricordarsi la password di quel locale.

Alla nostra pietosa situazione invece (wi-fi pubblico lentissimo e con registrazione?) dobbiamo aggiungere gente che vuole installare antenne wi-fi sui tetti dei comuni così che i cittadini possano metterla in quel posto alle compagnie telefoniche cattive (che non lo danno mica loro internet, eh?) quando la soluzione sarebbe semplicissima.
Seguire la gente che ha cervello.

Guadalajara - L'università


Sono stato alla Università Autonoma di Guadalajara in cui ho partecipato ad un paio di lezioni di italiano con un professore madrelingua che avevo conosciuto.
L'università è privata, o come alcuni dicono "parapubblica", senza capire bene il perchè di questo termine. Costa, e anche parecchio, ma pare che il governo elargisca borse di studio anche per frequentare la Autonoma. Comunque alla fine quelli che la frequentano sono in genere tutti ragazzi "fresa", termine di cui abbiamo già parlato. Fighetti, insomma.
Ci sono facoltà di architettura, medicina, economia, scientifiche e "humamidades", che poi sarebbe la nostra lettere e filosofia dove però non hanno lettere e filosofia, ma scienze della comunicazione, educazione e diritto. Curioso.

Però è veramente enorme. Lo credo, con i soldi che si fan pagare, però c'è veramente di tutto. Hanno persino uno stadio per il calcio dove gioca una delle tre squadre di professionisti di Guadalajara. Questi sono i più scarsi però.
Ampi parchi, biblioteche gigantesche, strutture immense e chi ne ha più ne metta. Ci vogliono cinque minuti a piedi solo per percorrere il viale che porta alla cancellata d'ingresso, e dentro è ancora più grande.
Però alla fin fine poi è tutta fuffa: generalmente uno si aspetta, almeno qui, che le università private siano anche buone, se non migliori di quelle pubbliche (o perlomeno di alcune). Basta invece confrontare i corsi di laurea della UAG con la UDG (Universidad de Guadalajara, pubblica) che si trovano sul sito, per vedere la differenza di livello. Non parliamo dei programmi. O degli studenti.

Mi trovai di fronte a ragazzi vent'anni che studiavano italiano da quasi un anno, e che a malapena sapevano costruire frasi di presentazione e discorrere vagamente di quello che gli piace e di che cosa mangiano. Cose che in una scuola superiore di lingue impari in tre-quattro mesi in prima liceo. Se questo è il livello di quel corso, figuriamoci gli altri.

Veramente un livello allucinante. Ma dicono che ai ricchi non serva imparare, basta aver preso la laurea all'Autonoma.

Ah, per la cronaca: in un cortile c'era un vecchio idrante in disuso dove, nel bocchettone, dicono ci sia un nido di una vedova nera. Nemmeno la Autonoma scappa dagli insetti mortali del Messico.

sabato 16 febbraio 2013

Giustappunto

Ejecutan a niño de 9 años en Acatic
Giusto perchè ne ho appena parlato.
Un bimbo di nove anni ucciso a Guadalajara, proprio oggi.
Esecuzione.
Non ci sono parole per descrivere questo orrore.

Il Blog del Narco

Il Messico è purtroppo vittima del narcotraffico, un brutto cancro davvero. Probabilmente molti di voi avranno letto, tra il 2010 e il 2012 notizie suoi quotidiani italiani riguardo ad esecuzioni, attentati e azioni criminali da parte dei grossi cartelli del narcotraffico messicano, come Los Zetas o Los Reyes.
Ultimamente le notizie non passano più così spesso, ma il grosso dei disordini e delle esecuzioni parte da qualche anno prima, e continua ancora adesso.
Chiaramente non sono notizie che qui in Italia attecchiscono molto. Non ci riguarda e non c'è interesse a focalizzarsi sulle vicende del narcotraffico a discapito di altre notizie, d'altronde.

Non mi sento in prima persona nè adeguato a riportare notizie nè voglio raccontare ciò che io so e ho senti a riguardo, però vorrei darvi alcuni consigli nel caso in cui foste interessati ad approfondire l'argomento.

Per prima cosa, un film in occasione della festa del Bicentenario, El Infierno. Interessante e preciso su alcuni aspetti della vita in Messico e del narcotraffico dilagante negli strati più deboli -e più forti- della società.


In secondo luogo, vi linko di seguito alcuni blog che da qualche anno godono di una grossa fama. Il Blog del Narco, in particolare, è un blog aperto da due adolescenti anonimi che per denunciare in internet ciò che accadeva nel loro paese hanno aperto questo blog, che raccoglie foto, notizie, video inviati per mail da testimoni che rimangono anch'essi anonimi. Tierra del Narco e Mundo Narco hanno la stessa linea.

Aggiornamenti e notizie arrivano ogni giorno da tutto il Messico. Ogni santo giorno.

Vi avviso, sono molto crudi e le immagini raffigurate contengono immagini di omicidi ed esecuzioni violente. 

Prudenza.

venerdì 15 febbraio 2013

I limoni

C'è una cosa che tutt'ora non capisco. Successe quando a mio fratello servivano dei limoni.

"Mi raccomando, non i lime, i limoni".

Vado al negozio e ci sono due ceste. Entrambe contengono limoni simili, entrambi più o meno verdi.
Sulla prima cesta c'è scritto "limòn". Sulla seconda "lima".

Prendo i "limòn".

E poi sono lime.


La prossima volta accatto delle arance.


Guadalajara - La spesa

Fare la spesa è un'ottimo modo per capire, piano piano, come affronta il quotidiano chi vive in quella città tutti i giorni. Io, da straniero, ho dovuto ambientarmi un po' prima di riuscire a fronteggiare alcune piccole situazioni inusuali.
Come già avevo detto, i minimarket non sono adatti per fare la spesa, quella seria: ci trovi birra, patatine, bevande varie, acqua, caffè, snack, sigarette, e nelle farmacie a questo si aggiungono pannolini, alcuni generi alimentari basici e ovviamente, i farmaci. La mia soluzione è stata quindi il Wal-Mart.

Gigantesco, c'è tutto quello che puoi volere, dagli alimentari all'elettronica, dai vestiti al fai da te. In generale i prezzi di mercato sono parecchio inferiori all'Italia, ma anche di due o tre volte in alcuni casi. Ovviamente peccano i prodotti di importazione come il Parmigiano. Quello originale, Reggiano, costa una fucilata e quasi nessuno lo compra; la maggior parte dei messicani compra il Parmesano Kraft, che fa schifo (è giallo e puzza) ed è rigorosamente in polvere. Oppure la pasta De Cecco, che viene importata, al contrario della Barilla che viene prodotta in Messico, ma costa tre volte meno.
Alla fine poi si compra tutto come al solito, tranne di pane che se ne vede poco, ma alla fin fine non se ne sente la mancanza, almeno da parte mia. La cucina locale usa tortillas, d'altronde.

Alcune cose però mi hanno sorpreso: in primo luogo la frutta. I costi sono quasi invertiti, e le mele costano un sacco, mentre pere e banane molto poco. Arance non ne ricordo, ma potrei sbagliarmi. Però un sacco di frutta mai vista buonissima, come la guayaba di cui vendono anche succhi di frutta. Però spesso e volentieri la frutta nei supermercati fa schifo, peccato. Quindi a spender poco c'è anche la frutta congelata in buste come il minestrone, che non sa di niente.
Poi ci sono un sacco di vini, e tantissimi d'importazione. Ho bevuto dei vini rossi cileni buonissimi. I vini italiani, ovviamente sono i più cari, ma quelli che li han bevuti non li hanno graditi molto, sicuramente arrivano partite malriuscite.
Ho saltato tutti i reparti con condimenti e materie prime per la cucina messicana, essendo un completo ignorante in materia culinaria; magari sarà meglio parlare direttamente dei piatti, perchè le caratteristiche dei vari elementi non sono proprio il mio forte, e poi io compravo quel che mi serviva per cucinare da solo.

Ultima nota, alla cassa nei supermercati e nei minimarket c'è quasi sempre un imbustatore che prepara i sacchetti degli articoli acquistati, solo che qui sono sempre bambini, che in cambio ti chiedono qualche spicciolo.
All'inizio ero molto tentato di non dar loro niente, perchè non sentivo giusto contribuire così allo sfruttamento minorile; poi col tempo ho capito che non avrebbe portato a niente, anzi toglievo loro quel poco sostentamento che poteva arrivare loro. Così ho preso a dare all'imbustatore un po' più di quanto generalmente è norma dare.

Io, straniero e solo, non avrei certo arginato il problema. Ne avrei solo creati con la mia taccagneria.

giovedì 14 febbraio 2013

Nuova grafica blog

Il blog è giovane e anche io lo sono, ma il grigio dà un'aria di vecchio al tutto.

Consigli per migliorarlo?

EDIT del 15/02/2013: ho aggiornato la grafica provvisoriamente, il grigio è rimasto, ma è un po' più pulito. Piace?

Le sigarette


Dicono che inserire fotografie crude sugli effeti del fumo dovrebbe dissuadere i fumatori. O almeno quelli che vogliono iniziare. Sarà. Però se sul pacchetto ci mettono anche le battute non so se l'effetto risulta lo stesso. A me questa ha fatto molto ridere, giudicate voi.
Questa dice "fumare rovinerà il tuo cuore fino a distruggere il suo"
Non letteralmente, ma la battuta così è proprio da tv.

Guadalajara - La Minerva

"Justicia, Sabiduría y Fortaleza custodian a esta leal Ciudad a la Gloria de Guadalajara"




Bello sapere che anche se sei così lontano c'è sempre Minerva che ti protegge. Guadalajara, la Glorieta Minerva.
Grazie a http://www.informador.com.mx per la foto.

mercoledì 13 febbraio 2013

Guadalajara - Il trasporto pubblico parte seconda

Come promesso ieri, il post continua parlando degli autobus a Guadalajara.

Il bus è il mezzo di trasporto pubblico più utilizzato, sia per spostarsi in città che per gli spostamenti sul territorio nazionale (quest'ultima opzione è relativa a tutto il Messico, non solo Guadalajara). Come già detto, i treni passeggeri sono praticamente inesistenti, e il pullman rimane l'unica alternativa valida all'aereo per le grandi distanze. In vari miei spostamenti ho sempre utilizzato i pullman, per i quali Guadalajara possiede una stazione molto ben fornita verso molte destinazioni.
Per spostarmi verso Puebla, una grossa città vicino al DF feci un viaggio di una notte intera pagando 570 pesos di pullman; con l'aereo avrei speso veramente molto di più. Uguale per Città del Messico (lo ricordo, abbreviato DF, distretto federale). Alla fin fine è molto comodo.

Il problema di questi pullman però è che spesso si guastano. Ne ho visti molti sul ciglio della strada in attesa di riparazioni, soprattutto tra Guadalajara e Puerto Vallarta, una località turistica sul Pacifico, sempre nello stato di Jalisco. Probabilmente la manutenzione dei pullman delle varie compagnie è poca ed è risaputo rischiare intoppi del genere.
Quel che è peggio sono gli incidenti, perchè ne accadono veramente molti. Pullman fuori strada, rovesciati, caduti in un dirupo, che prendono fuoco. Non è molto rassicurante, in effetti.

I bus per il trasporto cittadino a Guadalajara invece sono, se è possibile, pure peggiori. Generalmente sono piccoli autobus molto vecchi, traballanti e rumorosi, con una sola entrata e una sola uscita. Molto semplice, si sale dal conducente, compri il biglietto, scendi sul fondo.
Il metodo è peraltro ottimo, perchè non ci sono portoghesi sul bus. Mai. Il biglietto non è acquistabile altrove se non direttamente dal conducente, costa poco e soprattutto il conducente non ti fa salire se non paghi. Ma a dire il vero non ho mai visto rimbalzare nessuno.
Fosse solo per il rumore, la fatiscenza (una volta il bus aveva un buco nel pavimento, rattoppato con un secchio!) e le sospensioni inesistenti, andrebbe anche bene. Il problema sta più a monte.



L'autista infatti guadagna per quanti biglietti vende durante la giornata, e non essendoci orari alle fermate lui ovviamente tenterà di fare più corse possibili durante il giorno. Più corse uguale più guadagno. E cosa si fa per fare più corse? Si superano i limiti di velocità.
Così gli autobus in Guadalajara sono pericolosissimi e gli autisti spericolati. Ma mica solo qui, è pratica diffusa. Purtroppo non sono rari gli incidenti, e generalmente sono mortali, visto che (è una voce non confermata, ma vi assicuro non difficile da credere) se l'investito rimane paralizzato l'autista avrà da pagarlo per tutta la vita; se invece muore, beh... La corruzione farà il suo corso.
A parte la "leggenda" secondo cui molti autisti spesso ripassano sopra i corpi delle persone che hanno investito per essere sicuri di ucciderli, vi linko una ricerca di articoli che riguardano questo fenomeno.


Essere imprudenti in questo caso, ve lo assicuro, può essere fatale.

martedì 12 febbraio 2013

Guadalajara - Il trasporto pubblico parte prima

Il discorso a riguardo dei mezzi pubblici è da una parte interessante, per chi necessiti di informazioni (non si sa mai) mentre dall'altra è curioso, in un certo modo.

Iniziamo con il dire che in Guadalajara (e generalmente per buona parte del Messico) non si viaggia in treno. Non sono informatissimo sul trasporto passeggeri ferroviario, ma tendenzialmente la ferrovia è utilizzata per il trasporto merci. Gli unici treni che ho visto in questa città sono, appunto merci (che sono lentissimi quando passano in città, roba che ad un passaggio a livello che attraversavo spesso se eri sfortunato aspettavi quasi un paio di minuti fermo) oppure il Tequila Express, un treno turistico che da Guadalajara porta ad una località di produzione del tequila. Non l'ho mai preso, ma dicono che tra musica e tequila si arrivi a destinazione già belli embriaghi.

In città ci si muove dunque in taxi, autobus o in metropolitana.



Di taxi ce n'è davvero tanti, e li fermi in strada come nei films. Il taxi è taxi ovunque, se non che ci sono due annotazioni da fare:
1- sono pochi i tassisti che usano il tassametro. Specialmente la notte, la maggior parte fa tariffa fissa (era 40 pesos) a prescindere dalla destinazione, quindi potrebbe anche andarti bene e pagare meno di quanto dovresti con il tassametro, ma personalmente se non in caso d'urgenza li salutavo senza salire. Da quelli che usavano il tassametro invece, se si dimostravano gentili e onesti mi facevo dare pure il biglietto da visita con il telefono, sicchè li potevo chiamare direttamente e affidarmi ancora al loro servizio. Giusto per fare i calcoli, in quel periodo il bus costava 5 pesos a corsa (ora dovrebbe aggirarsi sui 6 pesos, circa cinquanta centesimi di euro).
2- in Guadalajara non è un fatto noto come a Città del Messico, ma bisogna diffidare dei tassisti abusivi. Anzi, bisogna proprio starci alla larga. Succede infatti spesso di sentire notizie di tassisti abusivi che sequestrano i viaggiatori. Ma mica li rapinano e basta, i poveretti vengono sequestrati per diversi giorni, quanto basta per rubargli il più possibile giorno per giorno dal bancomat.

La metropolitana costa più o meno come il bus, non ricordo, ed è una metropolitana come tutte le altre. Non è immensa eh, sono due linee soltanto, e attraversano la città da nord a sud e dal centro ad est. Ad ovest c'è la zona ricca della città, e la metropolitana non passa.

I ricchi mica viaggiano in metro.


A domani con la parte dedicata agli autobus; per loro ci vuole un po' più di tempo, e ci sono cose buffissime da dire. E mica solo quelle, ci sono anche alcune storie veramente poco allegre.

lunedì 11 febbraio 2013

Gesù tira un sacco!

Il Papa si è appena dimesso. La notizia è sicuramente di portata mondiale, scuote i cuori e perlomeno lascia il sottoscritto con alcuni interrogativi sul reale motivo di questa scelta.
Però uno potrebbe chiedersi cosa c'entra questa notizia con i racconti messicani.

Beh, mi ha appena fatto ricordare una cosa curiosa. La Chiesa Cattolica è molto presente in Messico, come in tutto latinoamerica, ma a differenza della cara vecchia Europa la partecipazione è molto animata.
Lo stesso cristianesimo in latinoamerica di tinge di colori particolari, un po' folkloristici diciamo. Tutto è in allegria, gioioso e il sentire Gesù nella vita quotidiana è espresso da molti con una certa libertà, specie nelle piccole cose.

Ed anche gli slogan si sprecano. Ecco qui un cartellone che vidi tempo addietro per strada. Se non altro, lascia un po' stupiti.


Giusto per la cronaca, "Jesus es la onda" si può tradurre all'incirca con "Gesù tira un sacco" o "Gesù è la moda".

Aspettando un Papa latinoamericano.

domenica 10 febbraio 2013

Messico - Il bancomat e il prelievo

Umh, ho bisogno soldi. Mi sa che mi conviene andare a ritirare del contante, và. 
Fortuna che per i primi giorni mi ero portato un po' di contanti euro che ho cambiato prontamente da un banco di cambio in centro. Vicino la Cattedrale di Guadalajara c'è una via piena solo di questi, e ci ho passato una mezz'ora buona girando quelli con i prezzi più bassi e contrattando facendomi abbassare il prezzo ben oltre quello esposto, saltando prima da uno e poi dall'altro.

Però ovvio, sorge il problema. Io ero arrivato con la mia bella carta di debito italiana (quella famosa gialla, che si ricarica...) che tanto è di un circuito mondiale, figurati se non posso prelevare. Anche io scemo, mi avevano pure avvertito.
Faccio il giro di tre banche, e con nessuna posso prelevare. D'altronde, se l'ATM mi chiede di inserire il codice di quattro cifre e la mia carta ne ha uno di cinque, è difficile mettersi d'accordo. Pare che gli apparecchi non mi abbiano creduto, e così mi rispondevano a pernacchie. Ma mica solo solo, ci si sono messi pure gli impiegati delle banche, che non sapevano come aiutarmi.

Una però poi l'ho trovata, che funziona. E avevo pure un ATM relativamente vicino. Evviva!

Per la cronaca, nel caso fosse d'aiuto a qualcuno, si tratta di Bancomer. Con loro, almeno per quanto riguarda la Postepay, siete a cavallo. Con gli altri potreste essere del gatto.


PS: riguardo altre carte non so, ma il consiglio è sempre di non essere imprudenti come me. Informatevi prima dalle vostre banche, non partite alla garibaldina.

La via del Mariachi

Guadalajara significa mariachi. E mariachi significa festa. Locali e ristoranti dove si può ascoltare la loro musica sono praticamente ovunque, ma non è mica l'unico modo per trovarli. Posti come Plaza Garibaldi al DF o nelle vie limitrofe di Plaza de los Mariachis a Guadalajara sono ritrovi abituali di mariachi in attesa di essere ingaggiati per feste private o per cantare serenate alla bella di turno.

Noi, in Italia, la sera abbiamo le strade con le bagasce che poco ci manca che ti saltino sull'auto in corsa. A Guadalajara invece ci sono i mariachi.
E scusatemi se è poco.

Poi, se non avete visto il film El Mariachi di Robert Rodriguez, fatelo perchè merita davvero.


sabato 9 febbraio 2013

Tlaquepaque - un giretto


Nell'area metropolitana di Guadalajara si trova anche Tlaquepaque, che in realtà non è un quartiere della città, ma proprio un antico pueblo col tempo poi inglobato alla capitale dello stato di Jalisco. Pare abbia avuto parte attiva nell'indipendenza dello stato e che personaggi storici importanti come Hidalgo e Juarez abbiano avuto a che fare con Tlaquepaque, ma purtroppo non ho mai studiato molto la storia messicana.

Ad oggi il centro storico è veramente carino, le case sono in gran parte ristrutturate ma aderenti allo stile originario, ed è meta di turisti da ogni parte del Messico. Io ci capitai durante le festività di San Pietro, che durano un mesetto circa, e il centro storico era addobbato di tutto punto: festoni e bancarelle dell'artigianato la fanno da padrone, a cui si aggiungono i vari ristoranti e i mariachi, che qui abbondano come da tradizione.

Da notare che la qualità dell'artigianato è veramente altissima, e pare sia molto rinomata. Io stavo per comprare un djarango bellissimo fatto con la corazza di un armadillo, che non costava nemmeno tanto, però poi mi ha fatto un po' impressione e ho abbandonato l'idea.

Si mangia bene e si spende il giusto; magari poi faccio dei post a parte per i piatti degni di nota, però ricordo ancora un chile ripieno che credevo mi avrebbe ucciso, quando poi non era piccante affatto ed anzi era veramente ottimo. I mariachi però lì non c'erano. Meglio, che poi magari finisce in un casino.

Tra i vari negozi, due in particolare hanno lasciato il segno. Uno, di un anonimo commerciante, era una bellissima bottega piena (ma piena davvero) di bambole della Catrina, che se non la conoscete andatela a leggere subito. A dire il vero era un po' agghiacciante vedersi tutte quelle bambole appese, e non ne ho comprate. L'altro era la bottega di un artista di Guadalajara famoso in tutto il Messico, Sergio Bustamante. Incredibile, non si può dire altro. Però le sue opere costavano veramente troppo, e così sono tornato a casa comprandomi solo un anellino d'osso molto bello comprato da una bancarella.

Guadalajara - Gli odori

Un secondo incontro che si fa in Messico è il mondo degli odori. Non è affatto strano, almeno per me, che quando viaggio in un posto nuovo sento attorno a me odori ben differenti da quelli a cui sono abituato.
Ovunque, mica solo nei ristoranti si intende.
Non è mica facile per me definire questi odori che si incontrano, ma lasciano una buona sensazione, come di un luogo ancora in contatto con la terra, con le piante e la natura, nonostante si sia in una grande città con tanto cemento.
Davvero, non è semplice descriverlo, ma personalmente molti odori mi avvicinavano a sensazioni già vissute, e mi ricordavano anche molti di quelli che potevo sentire in Sicilia.

Una sensazione di casa, in qualche modo.

Ah, precisiamo: mica tutti questi odori sono così buoni e romantici. Una volta, in centro, vicino la cattedrale di Zapopan passeggiando nei vicoli ero incuriosito da una strada signora che mescolava qualcosa in un grosso pentolone sul ciglio della strada. Mi ci avvicinai per capire cosa fosse, e manco ci arrivo a tre metri che rischio di vomitare davanti a tutti, dal fetore che quel pentolone produceva. Pestilenziale.

Poco dopo mi dissero che la signora stava bollendo del chicharron.

Se mai qualcuno dovesse offrirvelo, rifiutate. Poi magari vi piace, e allora tutti contenti. Ma nel dubbio, se vi va male sono affari vostri.

venerdì 8 febbraio 2013

Guadalajara - le strade

Nonostante Guadalajara sia la seconda città più grande del Messico, è sorprendente quanti spazi verdi, parchi, prati e alberi vi si trovino. Al contrario del DF l'aria è molto respirabile, e si sta davvero bene.
Ampi spazi significa però, oltre al verde cittadino, anche ampie strade.

E ci sono due cose da dire a riguardo, che possono lasciare un po' spaesato. La prima è che (come in altre città messicane) non ci sono grate di scolo. Non te ne accorgi finché non piove e si allagano le carreggiate di almeno dieci centimetri d'acqua, specie nella stagione delle piogge.
Mica è divertente, perchè per quella bella mezz'ora in cui piove a catinelle non è bene attraversare la strada, a meno che non vuoi sentirti a Venezia. Nè è consigliabile camminare sul marciapiede a ridosso della carreggiata, visto che agli automobilisti messicani in genere piace tantissimo schizzare i passanti accelerando quando gli passano vicino.

Gli automobilisti stessi poi meritano una piccola nota a parte: non sono si divertono a schizzare i pedoni, ma tendenzialmente non rallentano quando vedono un pedone attraversare la strada fuori dalle strisce.
Anzi.
Pare che in questi casi uno sport famoso sia accelerare per mettergli paura. Il che andrebbe anche bene per educare i pedoni, ma il rischio di investirli è piuttosto alto.

Quindi, se capitate a Guadalajara, non fate come me che per bagnarsi meno attraversa una strada a sei corsie (tre per senso di marcia) fuori dalle strisce troppo lontane. Che a me è andata bene, ma fatto una volta poi ho preferito bagnarmi.

Guadalajara - il quartiere fresa

Il quartiere in cui risiedevo era molto carino. Non era purtroppo il centro storico, oppure un posto come Tlaquepaque a pochi minuti di autobus, ma una zona di costruzione moderna. Strade larghe, ambi spazi, ristorantini, negozi di vario genere e piccole peculiarità interessanti.

A pochi minuti da casa c'era una bellissima piazzetta circolare immersa nel verde dove ogni fine settimana vari pittori e artisti locali esibivano le loro opere e organizzavano piccoli incontri culturali gratuiti davvero interessanti, tutto attorno ad un gazebo in stile simil-liberty.

Poi c'erano le piccole comodità che rendono ottima la vita di tutti i giorni, che si trovano però un po' dovunque: tipo un Oxxo all'angolo (Oxxo è una catena di minimarket tipo 7/11, ma messicana), ottimo per sigarette e birra a qualsiasi ora del giorno o della notte; un negozietto per panini al volo, un Domino, la lavanderia, tanti piccoli ristorantini, e un grosso supermercato. Una chiesa che più che una chiesa pareva una moschea, un centro commerciale e varie farmacie. Ogni tanto c'erano pure dei banchetti ambulanti che vendevano dei dolci molto buoni impacchettati nelle foglie delle pannocchie, ma non mi ricordo più come si chiamavano.

Le farmacie sono sorprendenti, perchè praticamente sono minimarket 24/24 dove compri anche medicinali. E sigarette.

Mi dissero che il quartiere non era propriamente da ricchi, ma veniva indicato comunque come quartiere fresa. Fresa (fragola) è un appellativo che i messicani danno ai fighetti ricchi, come gli albarini o i sancarlini qua da noi. I fresa invece chiamano "nacos" le persone più modeste, invece, che non è proprio un appellativo gentile. Insomma uno strano razzismo bipartisan.

A parte la vedova nera che viveva nel cespuglio davanti casa, quindi, il quartiere era veramente carino. Il ragnone non l'ho mai visto, ma ho preferito non andare a grattargli il naso.

Ah, poi c'era anche un fioraio aperto ventiquattro ore al giorno. Lì non ci sono mai andato, e mica sono sicuro che vendesse solo fiori.

giovedì 7 febbraio 2013

Guadalajara - Il primo incontro

Ricordo le persone squisite che incontrai al mio arrivo, e ricordo tutte quelle che incontrai successivamente.
Ma ci sono vari aspetti di Guadalajara e del Messico tutto che prima o poi colpiscono chi vi arriva per la prima volta. Un primo particolare incontro è avvenuto la mia prima notte. In strada, come se nulla fosse.

Una grossa grassa cucaracha.
Ne incontrai questo bell'esemplare mentre camminavo sul marciapiede verso casa, di ritorno dalla cena. Mi aveva appena tagliato la strada senza neanche chiedere permesso, sbucata fuori chissà da dove. Tanto non importa mica, alla cucaracha, di stare nascosta o o uscire allo scoperto. Anzi, alcune talvolta tirano fuori le alucce e si fanno una svolazzata.

E sì che dopo un po' non te ne accorgi nemmeno più di tanto, ma i primi giorni sembra di vivere nel paese delle cucarache, che il territorio sia in mano loro e non dei residenti. Magari le vedi in strada, o nei prati, in qualche patio o in casa, e talvolta financo nell'atrio di una importante società.
Però in quei casi il portiere le schiaccia con la scarpa, facendo anche un po' finta di essere scandalizzato. Nel bel mezzo dell'ingresso del palazzone.

Dopo un po' invece fai finta di niente, tante che ne vedi. Ma poi abbassi la guardia e ti succede come a me, che stavo per bere un po' d'acqua dalla mia bella tazza in ceramica nera senza sciacquarla dopo averla lasciata sul tavolo.
Poi ripensandoci ho versato l'acqua e la cucaracha è finita dentro al lavandino anziché dentro il mio stomaco.
Ecco, in questi casi forse è meglio rimanere vigili.

Non sono incontri tanto piacevoli all'inizio, però poi passa, finché non te ne ritrovi una in faccia o in mano, allora di nuovo ti fanno schifo per un altro po', e poi abbassi la guardia ancora una volta.

La foto della cucaracha non la metto, che non mi pare il caso.

mercoledì 6 febbraio 2013

Jalisco - Anno Zero: ovvero come tutto ebbe inizio

Era l'estate del 2008, ed ero pronto a partire alla volta di Guadalajara, Messico.
Non nego di aver vissuto attimi di tensione durante il viaggio, considerato che era la prima volta che viaggiavo da solo, verso una meta così lontana dalla cara e vecchia Europa; ancor più se aggiungiamo il fatto che all'epoca non parlavo una sola parola di spagnolo. D'accordo, con l'inglese me la cavavo, ma sono sempre scettico riguardo al mio possibile interlocutore.
Al mio arrivo all'aeroporto di Guadalajara avrei trovato delle persone ad aspettarmi, ma per tutte le venti ore precedenti sarei stato solo, senza telefono cellulare (una volta partito da Parigi il mio vecchio modello sarebbe diventato totalmente inutile) e senza padronanza della lingua locale.

D'altronde, tutto questo era anche elettrizzante.

Vi risparmio la descrizione del viaggio in aereo, delle attese all'aeroporto di Parigi, e della paura di non riuscire a trovare il mio bagaglio all'arrivo a causa di un'ora di ritardo in arrivo a Città del Messico (avevo lì un ulteriore scalo, e si dice che siano parecchio lenti in queste operazioni) detto anche D.F. cioè distretto federale. In verità non c'è molto da raccontare.
Arrivato all'immigrazione saltai in fretta e furia tutta la fila che attendeva la vidimazione del visto, perché rischiavo di perdere la coincidenza e dovevo ancora prendere la carta d'imbarco. Corsi come un forsennato per quel lunghissimo aeroporto lineare, tanta era la paura di perdere l'aereo. Per fortuna i controlli di sicurezza erano praticamente assenti...

Fui davvero stupido ad avere paura, ma non volevo rischiare di passare una notte là. Ma le operazioni di "esplorazione" e check-in non richiedettero molto.

Finalmente, dopo quasi venti ore dalla mia partenza, ero sull'ultimo aereo, in vista della mia meta. E tutto era filato liscio come l'olio.

Raccolto il mio bagaglio, ero pronto ad uscire! Ma... La mia bella valigia aveva appiccicato sopra un bell'adesivo, di un colore rosso ben poco promettente. Era segno che dovevo passare i controlli della dogana, e che non venivo da un volo nazionale. Ben conscio di questo, mi avviai verso l'uscita giusta.
Fu molto curioso. Tutti i passeggeri erano in fila, ordinatamente, ed al proprio turno ognuno premeva un bottone installato ad un piccolo semaforo.

Se dopo aver premuto il pulsante la luce era verde, allora potevi passare senza problemi e dirigerti direttamente all'uscita. Se invece usciva rosso, saresti stato gentilmente invitato a far maneggiare il contenuto del tuo bagaglio dalla sicurezza.
Sarebbe stato un inconveniente spiacevole per me, che di passare tempo in compagnia della polizia aeroportuale messicana non ne avevo nemmeno un po' voglia. E per fortuna ero preparato a questo. Sapevo che la possibilità di trovare luce rossa non era casuale, ma che questa si accendeva dopo un tot di passaggi. Non vi dirò quanti.
Notavo che la luce rossa non arrivava ancora... Brutta faccenda. Bisogna inventarsi qualcosa... Oh, ma guarda! Una scarpa slacciata, che sbadato. Adesso mi chino ad allacciare la stringa e... Ehi ehi ehi, non si supera! Che maleducazione, dico io... Oh! Luce rossa!
Mi rimisi in coda e fui fuori da quello smistatore infernale.

Finalmente ero a Guadalajara. Un nuovo capitolo si apriva davanti a me.

In conclusione, prima di andare a svenire sul letto andai a mangiare in un bel posticino dove potevi mangiare tacos buonissimi in gran quantità spendendo pochissimo, e soprattutto senza che nessuno tenesse il conto di quanto mangiavi. Tu stesso dichiaravi quando avevi mangiato al cassiere, che ti chiedeva il corrispettivo prezzo.

Che giornata. E che mangiata.

martedì 5 febbraio 2013

Jalisco - Anno Zero

Inizia oggi la mia piccola avventura.

Erano cinque anni che quest'idea mi girava per la testa, ed ho deciso solo ora di realizzarla.
Voglio raccontarvi, traendo spunto da alcuni diari che ho tenuto nel corso degli anni, alcune cose che mi sono accadute nel mio peregrinare. 
In particolare voglio concentrarmi nel racconto di alcune mie vicende in un paese così lontano e per me ancora così misterioso, il Messico, e delle persone che vi ho incontrato.

Alcune di queste esperienze saranno molto simpatiche, alcune banali nella loro semplicità, alcune (almeno per me) strane e incomprensibili.
Tutte queste, però, hanno una caratteristica comune. La meraviglia. 

Non pretendo i miei racconti possano meravigliare nessuno, forse non valgono nemmeno la pena di essere pubblicati. Ma se un giorno, anche lontano, qualcosa di ciò che mi è accaduto vi renderà un'emozione, ne sarò felice.

Proviamoci.